in queste pagine puoi trovare alcune delle mie poesie in lingua italiana

lunedì 12 dicembre 2011

il Venticinque


Natale nelle piazze, nelle strade.
Natale al supermarket, nei negozi.
Natale al cinema, in casa, sui terrazzi.
Natale a tropici, ai poli, all’equatore.
Natale in Asia, in Africa; nel mondo
v’è gioia ovunque!

 

Eppure,

se ponderi un tantino la questione,

in ospizio, in galera o all’ospedale,
sotto i ponti, sui freddi marciapiedi,
la gioia arriva a stento, a pizzicotti.
Chi soffre, chi è in attesa di giudizio,
chi la propria avversa sorte già conosce,
chi arriva a stento in fondo alla giornata,
potrà concedersi
un giorno di serenità?

Godiamoci il Natale e luci e strenne,
non facciamoci mancare proprio nulla,
nel prossimo infondiamo pace e bene.
Rubiamo alfine un po’ del nostro tempo
e un sorriso di soli due minuti
elargiamo
a chi regali non riceverà.

Ermanno Volterrani, novembre 2007

giovedì 13 ottobre 2011

nonno Buccia


È vaga la traccia, eppure
buccia primo piano.jpgsovente riaffiorano i bagliori
della tua mole immensa,
gli occhi luminosi e chiari,
i capelli ingrigiti dalla brina,
del tuo incedere eretto,
il mantice del respiro pesante;
del giaccone di fustagno,
le iniziali, di pennello e minio,
che dipingevi meticolosamente
sul verdone di tela incerata.
E se passavi davanti la bottega
d’estate, spingendo
le stanghe del carretto,
finivo spesso seduto
framezzo ai colori di stagione
dei frutti e degli ortaggi:
inevitabili le attenzioni delle spose
intente a far la spesa.
Quella notte, fischiettavi
rientrando a casa dal tresette.
Portavo ancora i pantaloni corti
quando al cenacolo dei più
sei stato ammesso.

Ermanno Volterrani, marzo 2011

domenica 24 luglio 2011

voci di vada

Baldo_1950_39.jpg
Erano i tempi in cui Angiolina
bazzicava le strade col carretto,
nel paese dove sono nato:
“Pisci nulla, bimbe?” –
strepitava a squarciagola
brandendo per l’aria il polpo,
il muggine, il parago, la seppia.
L’inizio di una lunga teoria
di latte appena munto
nell’allumino fusto;
di cacio pecorino, ricotta,
carta gialla e stadere
sull’ape del pastore maremmano;
di ombrellai, stecche rotte
e tele rattoppate;
“È arrivato l’arrotino!” –
piangono lame scintille
sull’umettata mola.
E il pomeriggio…
I bimbi a sottendere l’orecchio,
avidi di un suono
al pari stridulo e ammaliante,
di usci e finestre chiuse noncurante,
di ghiotti stuzzichini ambasciatore.
Venti lire:
un fresco gelato in estate,
un duro di menta in inverno,
questo annunciava
la trombetta di Baldo.

Ermanno Volterrani, marzo 2011

mercoledì 2 marzo 2011

S.M.S.



(sonetto… dal cellulare di due giovani innamorati)

“T” come tempo: quello in cui Cupido,
ci consentì di farci la promessa:
da quel giorno, sei tu la principessa
del focolare, ‘sì accogliente nido.

“V”: Venere, sirena cui affido
la tua pura bellezza che, riflessa,
m’investe come volo di vanessa:
con te io mi conforto e mi confido.

“B” per i baci che ci siamo dati
amabile irresistibile ricamo
per noi due, ragazzetti innamorati.

Scrivono “TVB”, fioco richiamo,
sul cellulare, i bimbi infatuati.
Io non mi stanco mai di dirti: “ti amo”!
 Ermanno Volterrani, feb 2011

lunedì 3 gennaio 2011

occhi miei


Finché avranno luce,
ammireranno, gli occhi miei,
l’alba del sole e il cielo azzurro,
papaveri in campi di grano maturo,
aiuole di ortensie fiorite
e sugli alberi frutti maturi.
Finché avranno luce,
contempleranno, gli occhi miei,
l’ape che, ignara, feconda un pistillo,
un grembo enfio di vita,
un pulcino che vìola il guscio
e avidi redi di sode mammelle,
il viso sereno di un bimbo
e i primissimi passi stentati.
Finché avranno luce
scruteranno, gli occhi miei,
il tuo corpo maturo
i lineamenti, la luce del viso
e della bocca il sincero sorriso;
e gli occhi, l’amabile sguardo,
dolce, incantevole esca d’imberbe rampollo.
Finché avranno luce gli occhi miei
s’illumineranno di te.


Ermanno Volterrani, dicembre 2010