È vaga
la traccia, eppure
della
tua mole immensa,
gli
occhi luminosi e chiari,
i
capelli ingrigiti dalla brina,
del
tuo incedere eretto,
il
mantice del respiro pesante;
del
giaccone di fustagno,
le
iniziali, di pennello e minio,
che
dipingevi meticolosamente
sul
verdone di tela incerata.
E se
passavi davanti la bottega
d’estate,
spingendo
le
stanghe del carretto,
finivo
spesso seduto
framezzo ai colori di
stagione
dei
frutti e degli ortaggi:
inevitabili le attenzioni
delle spose
intente a far la
spesa.
Quella
notte, fischiettavi
rientrando a casa dal
tresette.
Portavo ancora i
pantaloni corti
quando
al cenacolo dei più
sei
stato ammesso.
Ermanno
Volterrani, marzo 2011